giovedì 8 settembre 2011

Domenica 23 gennaio 1944 136° giorno di prigionia

Prima di incominciare a copiare i foglietti che ho già messo in ordine, mia cara Anita, anch’io come fanno i veri scrittori, faccio una piccola prefazione, necessaria solo se questo mio passatempo capita in mano a quelche persona che non mi conosce. Avrò massima cura che ciò non succeda, perché questo lavoro lo faccio unicamente per te; ma il caso, alle volte non si sa mai. Solo tu puoi leggere con interesse e capire, anche se le frasi sono sconnesse, i punti pochi, le virgole molte, o viceversa, gli errori di grammatica e di ortografia infiniti. Tu sai che io non ho studiato, e che il mio mestiere è il falegname, non lo scrittore, e solo tu quindi, volendomi anche tanto bene, puoi leggere con interesse passando sopra a tutti gli errori.
Poc’anzi ho detto che sono dei pensieri scritti su dei foglietti staccati, che non è diario né storia, ma ora che li ho riletti, devo dire che c’è un po’ di tutto, diario, storia e lettere, che nelle ore di maggiore dolore ho scritto a te, pur sapendo che non avrei potuto spedirtele, ma parendomi così di parlare un po’ con te, e di avere un po’ di sfogo, bagnandole molte volte di lacrime amare.
Purtroppo qui non vi troverai che dolore. Ma che cosa può uscire dal cervello di un uomo che è stato strappato improvvisamente dalla sua famiglia, senza poter almeno vedere un’ultima volta i suoi cari, dargli un bacio, dirle una una parola, un addio? Dolore! Strazio! Solo questo può suggerirmi il mio cuore e la mia anima. Anche ora mentre scrivo, un nodo mi serra la gola, e qualche lacrima scende, guardando in faccia alla dura realtà.

Nessun commento:

Posta un commento