sabato 15 ottobre 2011

14 novembre 943 domenica 66° giorno di prigionia ore 9.00

Ieri si è rotta una caldaia e la fabbrica è ferma, così oggi si fa festa: festa per modo di dire, non si lavora, ma di festa nessun segno.
Da noi sono le campane più di tutto che indicano la giornata dedicata a Dio, qui non ho ancora sentito un rintocco, eppure un campanile c’è. Perché non suonano mai le campane? Non conosco questa religione, ma credo che anche i protestanti osservino la festa, perché dunque non suonano le campane? Desidererei tanto sentirle suonare, anche se non sono quelle del mio campanile. Ah..Anita! Parlo con te anche se non ti vedo, ormai non so più cosa fare per tirare avanti, sono uomo quasi morto; solo la speranza che un giorno finisca e che io possa tornare a casa e trovarvi sane e salve mi sostiene, ma se anche questa speranza mi fosse tolta morirei_ _ .


Ore 19.00

Oggi dopo aver mangiato mi sono messo a dormire con la speranza di sognarvi e di passare così un po’ di tempo con voi. Ci sono riuscito ma il sogno mi ha lasciato male; te lo racconto e ne capirai il perché.
Mi pareva di essere venuto a casa e di essere in sacrestia. Non ti avevo ancora vista, era sabato sera. La mamma del parroco mi chiamò per riparare una cinghia di trasmissione che andava dal motore all’organo. Andai a vedere ma le dissi che non potevo perché dovevo andare a suonare l’Ave Maria. Uscii dalla sacrestia per andare nel campanile. La chiesa era piena di gente, c’era la Madonna esposta; mi venne in mente che in mezzo a tanta gente ci fossi anche tu con Pupetta e mi misi a guardare ma non ti vidi. Uscendo dalla porta maggiore incontrai Angelin xxx il quale mi guardò di traverso ma non mi disse niente. Appena fuori dalla chiesa cercai ancora con lo sguardo attraverso la gente che usciva, e ti vidi con Pupetta in braccio, di fronte al campanile, che stavi andando verso la scalinata. Ti corsi subito vicino e ti rivolsi queste parole: perché Anita non sei mai venuta a casa e mi hai lasciato solo tutti questi giorni? Allora ti sei voltata verso di me, mi hai guardato, ma non mi hai risposto nessuna parola. Eri seria e dimagrita. Allora io vedendo che tu non parlavi, ti invitai a venire nel campanile, Pupetta l’avevi sempre in braccio, ma la vedevo come attraverso una nebbia. Così camminavamo senza che tu mi parlassi mai, verso la porta del campanile. Appena giuntivi mi svegliai bruscamente addoloratissimo del tuo silenzio.
Sono sogni Anita, ma ti dico che se tu mi avessi detto qualche parola, ora starei molto meglio, e se avessi visto Pupetta più chiara e mi avesse dato un bacino, starei meglio ancora. Così anche i sogni vengono ad aggiungere dolore alla misura già colma da un pezzo. Quanti pensieri mi faccio sul conto vostro; se non impazzisco è perché Iddio non lo vuole.
Qui non pensano che alla propaganda, ma per scrivere a casa niente. Ci dissero che dopo due mesi ce lo avrebbero permesso, invece son già due mesi e mezzo e non ci pensano nemmeno. Per questa gente la famiglia è una cosa secondaria, pensano prima alla guerra.

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